La Polizia delle Comunicazioni a lezione
Ormai si sente da più parti parlare di cyberbullismo, vocabolo entrato prepotentemente in uso corrente, per indicare quel modello di attacco continuo e offensivo mediante gli strumenti della rete: e la Polizia di Stato, sensibile alle problematiche giovanili, ha intrapreso un progetto didattico per parlare agli adolescenti del rischio della rete, dei pericoli di adescamenti e soprattutto di come fare uso corretto dei Social.
All’Istituto Comprensivo Nosside-Pythagoras di Ravagnese a Reggio Calabria, sono stati accolti dalla Dirigente Scolastica, prof.ssa Margherita Nucera, due rappresentanti della Polizia Postale per chiarire agli alunni le problematiche di Internet: gli assistenti capo Anna Curcuruto e Mauro Mariani hanno intrattenute le scolaresche su temi che interessano le nuove generazioni, grandi fruitori di un mondo sconosciuto e pieno di insidie.
“Ringraziamo la Polizia di Stato così sensibile alle problematiche giovanili – ha esordito la Dirigente Nucera, e rivolgendosi agli alunni ha detto –: noi vorremmo che voi aveste la consapevolezza di questo strumento di comunicazione che se usato bene può essere costruttivo e non deleterio come purtroppo avviene”.
Spesso, dalle nostre parti, un poliziotto è considerato come una persona da evitare: “Noi siamo amici vostri – ha detto Mauro Mariani -: sotto la nostra divisa batte un grande cuore, e siamo sempre presenti quando avete bisogno di aiuto”; a queste parole si sono susseguite sulla Lim immagini sulle attività di prevenzione alla delinquenza e di repressione da parte delle forze dell’ordine, oltre a dei filmati significativi sull’adescamento di minori attraverso la rete.
Ha preso la parola Anna Curcuruto che ha parlato dei rischi di Internet: “Voi avete in tasca, col vostro cellulare di ultima generazione, una tecnologia più grande di quella che aveva la Nasa venti anni fa – ha affermato tra la meraviglia dei ragazzi – e da indagini telematici è emerso che ogni giorno e per 365 giorni all’anno, ogni minuto si verificano in tutto il mondo novemila Login, quattromila e cinquecento Twitter, un milione e ottocentomila accessi a Facebook, tre milioni e mezzo di ricerche su Google, sedici milioni di messaggi, ma la comunicazione non sempre è coscienziosa e spesso molti di questi messaggi fanno male a qualcuno”. Sono numeri importanti che fanno pensare quanto si sia dipendenti dal mezzo telematico: “Voi avete la possibilità di dire basta e di non essere più algoritmi su una piazza mediatica dove c’è una vittima, un carnefice e un pubblico che spesso si diverte sui dolori del prossimo: dovete fare l’ultimo click per dire no alla manipolazione che attraverso i cosiddetti social, si consuma in atti di violenza verso chi cade per ingenuità o per incompetenza, dentro una rete inesorabile, che può indurre anche al suicidio”. È pertanto importante per i giovani che stanno crescendo a contatto con le nuove tecnologie, distinguere tra vita online e vita offline, fondamentale per avere una vita serena ed equilibrata per evitare di avere conseguenze anche nella loro vita reale;allo stesso modo, le vite online influenzano anche il modo di comportarsi dei ragazzi offline, e questo elemento ha diverse ricadute che devono essere prese in considerazione per comprendere a fondo il cyberbullismo.
Melina Ciancia